La presenza femminile nel mondo delle costruzioni
Data:
5 Marzo 2024
L’industria delle costruzioni è tradizionalmente un settore maschile, ma negli ultimi anni si registra un significativo implemento di presenza femminile nel comparto. Ne abbiamo parlato con donne dell’edilizia che rivestono posizioni apicali nelle associazioni di categoria del settore
La giornata internazionale della donna oltreoceano ha registrato eventi significativi anche in tema del ruolo femminile nel settore del costruito, dando ad esempio vita all’International Women Build Week per iniziativa di Habitat for Humanity, un evento annuale della durata di una settimana creato dal programma Women Build di Habitat. Un’iniziativa particolare e difficilmente replicabile, dalla quale comunque partire per focalizzarci sul tema Donne & Edilizia.
Il numero delle donne nel settore è decisamente modesto, ma sappiamo anche quanto le protagoniste, laddove hanno la possibilità di agire con forte autonomia, hanno dimostrato un’indubbia capacità nel generare e gestire cambiamenti nei vari processi. In particolare, sul versante della sostenibilità aziendale e della green economy.
Da sottolineare anche il fatto che le nuove tecnologie e la digitalizzazione aiutano anche comparti tradizionalmente maschili, come le costruzioni, ad aprirsi nei confronti delle competenze del gentil sesso.
Non mi sento diversa da un collega uomo
«Sono ingegnere e presidente di Federcostruzioni, la federazione di Confindustria che riunisce al suo interno tutta la filiera del comparto edile: costruzioni, tecnologie, materiali, progettazioni e innovazione. Un settore cruciale per l’economia del paese, con seicento miliardi di produzione e tre milioni di occupati, ma che vede una presenza femminile ancora troppo debole. Da una nostra indagine risulta infatti che le donne rappresentano circa il 12% della forza lavoro di tutta la filiera e solo il 7% delle costruzioni in senso stretto. Di fronte alle possibilità enormi che esprime questo comparto, che è sempre stato il propulsore della ripresa, come testimoniano gli anni post-pandemici e in particolare il 2021-2022 in cui circa la metà della crescita del Pil si è avuta grazie alla filiera delle costruzioni, abbiamo la necessità di individuare e superare gli ostacoli all’ingresso delle donne nel nostro mondo. Ed è quello che ci stiamo impegnando a fare, anche per favorire il ricambio generazionale, in un’ottica che punta sempre di più all’innovazione e alla sostenibilità».
Paola Marone, presidente di Federcostruzioni
L’edilizia e le donne: c’è ancora da fare
«Il tema della presenza femminile all’interno del settore dell’edilizia è uno di quelli che ho maggiormente a cuore come imprenditrice, come ingegnere e come prima donna Presidente di Assimpredil Ance. La parità di genere nel mondo del lavoro in Italia è ancora lontana: l’occupazione femminile si attesta intorno al 50% mentre quella maschile va oltre il 70%; in edilizia il peso delle donne in cantiere è meno del 10%, ma è in crescita. Guardando al settore edile inteso come filiera, la situazione cambia, con posizioni legate alla promozione immobiliare, progettazione, esecuzione, vendita, manutenzione e gestione che, molte volte, sono ricoperte da figure femminili. Ad aver aperto maggiori opportunità a noi donne, indubbiamente, è stata l’evoluzione digitale, anche in edilizia, con opportunità basate sempre e comunque su competenze distintive. Da questo punto di vista è il lavoro che cambia e premia la capacità di lavorare digitalmente in rete, di gestire più questioni in parallelo, di includere tutti in modelli organizzativi diversi. Mi piace guardare anche alla mia Associazione e posso dire con fierezza che le donne ci sono e occupano posti apicali: il 50% dei dirigenti è donna, compreso il Direttore Generale, il 61% dei funzionari e il 50% del restante personale è femminile. Se guardo alle nostre imprese associate, invece, le donne che ricoprono ruoli di vertice sono pochissime, così come quelle che aprono nuove imprese. Le donne che ricoprono ruoli strategici, anche tecnici, invece, stanno crescendo e si stanno finalmente superando i pregiudizi sui limiti femminili nel lavoro in cantiere. Il potenziale per migliorare ancora c’è e tocca anche a noi donne saperlo cavalcare».
Regina De Albertis, presidente Assimpredil Ance
Eliminare i pregiudizi e infondere sicurezza
La ricorrenza dell’8 marzo può assumere un aspetto di rilievo se aiuta a riflettere su quali azioni possono essere intraprese per favorire l’avvicinamento delle donne alla cultura imprenditoriale e in particolare verso il variegato mondo delle costruzioni. Ad esempio, partendo dalle scuole a comunicare il valore del fare impresa, insieme al concetto che non è solo una scelta per maschi. Come testimonia un’imprenditrice toscana, «È fondamentale contribuire ad infondere sicurezza, a togliere pregiudizi e ad offrire concrete opportunità a delle giovani capaci ma frequentemente non aiutate ad approcciarsi al mondo dell’impresa. Tanto meno a quello dell’edilizia». Proprio quello che fa Confesercenti della Lombardia Orientale, per agevolare la crescita e puntare al consolidamento delle imprese guidate da donne. E alle donne che desiderano avviare un’attività nel campo edile o immobiliare per diventare imprenditrici di sé stesse, la presidente dell’organizzazione di categoria, Barbara Quaresmini, lancia un preciso messaggio: «Fare impresa è bello, è sano, stimolante, coinvolgente e permette ad una donna di completarsi ma soprattutto di poter dare, e questo di solito ci inorgoglisce, sapendo che quello che stiamo facendo è anche un contributo sociale».
L’edilizia non è un “paese” per donne?
Parafrasando un film di successo chiedo ad Angelica Krystle Donati, presidente di Ance Giovani: l’edilizia non è un “paese” per donne? Risponde: «È vero che l’edilizia è un settore che registra ancora una maggiore presenza maschile ma la quota di donne è in aumento. Come per i giovani, ci auguriamo che sia un trend destinato a crescere. L’edilizia, come tanti altri settori, ha bisogno di donne anche per supportare lo sviluppo del paese. Il nostro è un settore con una grande capacità di traino a livello nazionale e contribuisce in maniera significativa alla crescita dell’economia dell’Italia. Una maggiore presenza di donne nel comparto edilizio significa una maggiore presenza di donne nell’industria del paese, un elemento imprescindibile anche per la piena attuazione del Pnrr, dove, non a caso, la parità di genere figura fra le priorità trasversali del Piano».
Donne laureate nelle discipline Stem
Ad Ippolita Chiarolini, professionista e componente del Consiglio nazionale degli Ingegneri, chiedo quante figure femminili hanno abbracciato la professione dell’ingegnere in Italia? Risponde: «In Italia il 39% dei laureati nelle discipline Stem (Scienze, tecnologia, ingegneria, matematica) sono donne. È un primato dell’Italia rispetto a Francia, Regno Unito, Olanda, area scandinava, Stati Uniti, dove la percentuale è più contenuta. Le donne ingegnere presenti nel sistema ordinistico italiano sono attualmente 37mila. E il settore che vede la maggior presenza femminile è il civile e ambientale, ma è in crescita anche negli altri settori, industriale e dell’informazione, grazie alla spinta verso la transizione digitale».
Alle neodiplomate che vogliono iscriversi a un corso di laurea specifico per intraprendere la carriera professionale di ingegnere, Ippolita Chiarolini consiglia di scegliere ciò che le appassiona e che consenta loro di avere tanta energia per superare le inevitabili difficoltà della vita, facendo attenzione a ciò che le circonda e sempre in un’ottica di piacevole collaborazione con gli altri. «La felicità professionale si costruisce con obiettivi compatibili con le proprie caratteristiche e condividendo un percorso con altre persone», afferma con serena convinzione. La stessa che prova nella sua attività professionale di ingegnere civile: «Mi sono appassionata alla progettazione edilizia, in particolare per il recupero degli edifici. Mi piace rigenerare ciò che esiste, perché c’è un legame molto forte tra la rigenerazione sociale, economica e quella del costruito».
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Ultimo aggiornamento
8 Aprile 2024, 13:20