Le aziende edili sostengono il made in Italy

Data:
21 Agosto 2024

Valorizzare la filiera italiana di materiali e costruzioni come garanzia di sostenibilità. Definire un progetto industriale per il settore e rilanciare il Mezzogiorno. Le priorità indicate da Paola Marone, presidente Federcostruzioni

 

«Il nostro settore ha sempre giocato un ruolo decisivo per la crescita e il benessere del Paese e oggi siamo chiamati a nuove e importanti sfide, sul terreno dell’innovazione, della sicurezza, della sostenibilità. La piena attuazione del Pnrr, la rigenerazione delle nostre città, una gestione attenta e concreta della transizione green rappresentano secondo noi gli obiettivi su cui orientare e sostenere la crescita del sistema produttivo, affinché possa rispondere al meglio alle esigenze dei cittadini», sostiene Paola Marone, presidente di Federcostruzioni.

Quali sono le vostre proposte e le principali richieste per la crescita di competitività del settore?

«Serve un vero progetto industriale, dicendo basta alle misure spot. Bisogna poter contare su strumenti e regole stabili, che non cambino di continuo, e sulle necessarie risorse pubbliche, anche derivanti da fondi europei, che supportino gli investimenti indispensabili alla filiera industriale per sostenere i processi di decarbonizzazione e contenere i costi energetici. La filiera del made in Italy va valorizzata e sostenuta, così come i prodotti italiani, come in parte fanno già i Cam (Criteri ambientali minimi) Edilizia e il nuovo Codice degli appalti. L’introduzione di una preferenza nello sviluppo delle opere pubbliche per la provenienza italiana o europea dei materiali da costruzione rappresenta un passo fondamentale, ma confidiamo in un’azione ancora più decisa».

Tra le priorità da affrontare c’è anche l’attuazione del Pnrr. A che punto siamo e quali sono le priorità?

«Dal punto di vista dell’attuazione, il Pnrr ha visto una forte accelerazione della fase di programmazione degli investimenti e della ripartizione dei fondi, nonché delle fasi di affidamento dei lavori e apertura dei cantieri. Gli ultimi dati ufficiali segnalano al 31 dicembre 2023 un livello di spesa pari a 45,6 miliardi, corrispondente a circa il 24 per cento delle risorse europee del Piano. In questo contesto la filiera delle costruzioni rappresenta il settore più dinamico, con un avanzamento più che doppio rispetto alle altre misure del piano. Importante è ora non tradire lo spirito di partenza, facendo sì che la rimodulazione dovuta all’inevitabile ritardo di molti progetti non vada a penalizzare le aree del Mezzogiorno. E Paola Marone, presidente Federcostruzioni poi tracciando una nuova proposta di crescita che sappia guardare al di là del 2026».

Qual è l’impatto sulla filiera delle costruzioni della chiusura della stagione del Superbonus e dell’approvazione del decreto spalmacrediti che agisce in modo retroattivo?

«Si tratta di un intervento con forti ripercussioni su imprese e famiglie, perché va a intaccare contratti già sottoscritti e in corso di esecuzione e quindi inevitabilmente destinato a produrre aggravi di costi e contenziosi. Basti pensare che ci sono già 7 miliardi di lavori fermi, che rischiano di lasciare scheletri urbani. Comprendiamo la necessità del Governo di tutela dei conti, ma ancora una volta ci siamo trovati di fronte a un cambiamento delle regole in corsa, senza confronto con il sistema produttivo. Ora è fondamentale puntare a un’operazione di riordino e riforma strutturale degli incentivi, all’interno di una strategia di politica industriale di lungo respiro».

Cosa si auspica dalla nuova governance europea?

«Sicuramente che metta al centro le politiche industriali e che abbia un approccio pragmatico e razionale rispetto a un tema centrale come la transizione energetica, che necessita di risorse pubbliche, finanziamenti accessibili alle famiglie e un regime fiscale efficiente».

Presidente Marone, lei offre la sua consulenza al Tavolo tecnico dell’intergruppo parlamentare “Sviluppo Sud, aree fragili e isole minori”. Come è possibile rilanciare il Mezzogiorno?

«È una sfida molto complessa, che ha radici storiche e che tocca questioni economiche, politiche e sociali. Un tema che oggi più che mai, mentre si sta delineando la riforma dell’Autonomia regionale, va affrontato con la massima attenzione, per far sì che le nuove regole diventino un’opportunità per ridurre i divari e non un rischio soprattutto per le aree più deboli e isolate. Per questo ritengo che sarebbe utile la creazione di una cabina di coordinamento per il Mezzogiorno con il coinvolgimento del mondo professionale, istituzionale, universitario e imprenditoriale. Serve uno sforzo corale, e in questo senso molto sta facendo il Tavolo tecnico dell’intergruppo parlamentare, che lavora per colmare il divario infrastrutturale, frenare la fuga dei cervelli e lo spopolamento delle aree interne, a cui sono lieta di apportare il mio contributo in qualità di consigliere dell’ufficio di presidenza».

 

Fonte: RAPPORTO COSTRUZIONI

Ultimo aggiornamento

21 Agosto 2024, 09:32