L’ing. Cav. Marco Nocivelli, vicepresidente di Confindustria con delega alle Politiche Industriali e Made in Italy, ha partecipato al c.d.a. di Federcostruzioni del 18/06/24. Molti i temi di carattere economico e sociale affrontati con approfondimento delle problematiche e prospettive del comparto edile . Alla comunicazione della sua nomina ha dichiarato:
«È motivo di grande orgoglio ricevere questa importante carica, con una delega fondamentale per l’industria italiana come quella alle Politiche Industriali e Made in Italy» ha commentato il futuro vicepresidente, Marco Nocivelli. «Come sempre sostenuto anche da Anima Confindustria, solo una vera ed efficace politica industriale, che rispecchi e valorizzi la struttura economica e il sistema produttivo italiano e faccia leva sulla vocazione manifatturiera del paese, può sostenere e valorizzare l’eccellenza del Made in Italy. Come rappresentanti delle imprese, il nostro impegno è contribuire all’ideazione della politica industriale del paese, con l’obiettivo di sostenere le imprese italiane e accompagnarle nella grande sfida dei processi di transizione digitale e sostenibile che l’Europa e le esigenze del futuro ci impongono. Per questo, sono onorato di proseguire il lavoro avviato dal vicepresidente uscente Maurizio Marchesini con il piano Transizione 5.0, e mi metto da subito a disposizione per instaurare un proficuo dialogo con tutti gli attori coinvolti, soprattutto affinché questa importantissima misura, molto attesa dalle imprese, diventi al più presto operativa. Auspichiamo dunque che il decreto attuativo, lungamente atteso, consenta una rapida attuazione del piano e il chiarimento dei punti che risultano ancora opachi».
Il vicepresidente uscente con delega alle Politiche Industriali, Maurizio Marchesini, ha commentato: «Mi congratulo con il futuro vicepresidente Nocivelli, al quale passo l’importante delega alle Politiche Industriali. La priorità, in questo momento, è rilanciare gli investimenti con una rapida attuazione del piano Transizione 5.0, che rappresenta uno strumento di politica industriale essenziale per accompagnare le imprese nella transizione digitale e green, ma che nella nuova forma presenta nuove complessità rispetto al precedente Piano 4.0, con i tempi per l’attuazione delle misure che sono ormai stretti. Ci auguriamo che il decreto attuativo sia adottato rapidamente e che chiarisca i tanti aspetti applicativi che Confindustria ha evidenziato. Primo fra tutti quello delle attività escluse per effetto dell’applicazione del principio DNSH. Le imprese stanno mostrando un grande interesse, Confindustria ha già avviato una intensa attività di comunicazione per far conoscere le nuove misure e intende dare il suo contributo alla realizzazione di questa importante misura del PNRR per la crescita e la competitività del paese».
Marco Nocivelli, come presidente di ANIMA, ha avuto modo di conoscere Federcostruzioni e le azioni portate avanti a sostegno di tutta la filiera delle costruzioni. Oggi la situazione è complessa a causa di tensioni
geopolitiche, concorrenza sleale dei paesi extraeuropei, costi energetici da contenere, andamento della politica monetaria e dell’inflazione, obiettivi europei da raggiungere per le case green . Si evidenzia l’esigenza di un progetto industriale del comparto delle costruzioni che sia stabile e di lunga durata.
Le proposte dei Federcostruzioni sono state illustrate dalla Presidente:
“• È necessario un progetto industriale di incentivi stabile e di lunga durata senza cambi di regole, che riordini l’attuale sistema di bonus edilizi (nonché di riqualificazione energetica) e che riattivi il meccanismo della cessione del credito, unico strumento utile per gli incapienti, al fine di raggiungere gli obiettivi della Direttiva Europea EPBD.
• Bisogna dare attuazione alla direttiva “case green”. La sfida per l’Italia è importante: la direttiva, secondo stime di ANCE, impatterà su un patrimonio immobiliare residenziale di 12,2 milioni di edifici di cui circa 9 milioni rientrano nelle classi più energivore (E, F, G) che corrispondono a circa il 73% del totale. Per tale motivo, l’implementazione italiana deve essere pragmatica ed efficace; si deve basare su un approccio multi-energetico, multi-tecnologico e multi-target.
• Bisogna predisporre le necessarie risorse pubbliche, anche derivanti da fondi europei, per supportare gli investimenti necessari alla filiera industriale delle costruzioni per sostenere i processi di decarbonizzazione e contenimento dei costi energetici per la competitività e la tutela del Made in Italy.
• Si attui rapidamente il meccanismo CBAM di aggiustamento delle emissioni di carbonio alle frontiere EU per evitare la concorrenza sleale da Paesi terzi in quanto il CBAM (Carbon Border Adjustment) ad oggi prevede misure, che tarderanno ad entrare in vigore con nessun pagamento prima del 2026 – e che sono assolutamente insufficienti nel proteggere la competitività dell’industria nazionale dalle importazioni da Paesi extra-UE, e inoltre non ammettono nessuna misura compensativa per le esportazioni, con conseguenze enormi sul valore del made in Italy nel mondo.
• Vanno valorizzati i prodotti italiani, come, in parte, fanno i CAM (Criteri Ambientali Minimi) Edilizia e il nuovo Codice degli appalti (All. 1.7 Art. 3), dando un indirizzo che però manca di riferimenti e pesi che lo rendano ineludibile nella pratica degli appalti. L’introduzione di una preferenza nello sviluppo delle opere pubbliche per la provenienza italiana o europea dei materiali da costruzione rappresenta un passo fondamentale, ma confidiamo ora in un’azione più decisa.
• Si dia attuazione alla “gas release” e alla “energyrelease”, misure strutturali emanate dal Governo per lo sviluppo delle rinnovabili e per il sostegno alle imprese energivore.
• Serve una legge sulla Rigenerazione urbana, che sia moderna e che faccia da legislazione quadro a tutte quelle regionali.
• PNRR: Gli ultimi dati ufficiali sullo stato di attuazione del PNRR segnano, al 31 dicembre 2023, un livello di spesa di 45,6 miliardi, circa il 24% delle risorse europee del Piano. Sebbene in recupero nell’ultimo anno, la spesa sostenuta è ancora lontana rispetto alle ultime previsioni governative, contenute nella Nadef 2022 (settembre 2022) e non aggiornate nell’ultimo DEF, che prevedevano a fine 2023 la spesa di circa 60 miliardi di euro. Le costruzioni si confermano il settore più dinamico, con una spesa pari a 26,7 miliardi e un avanzamento più che doppio rispetto alle altre misure del PNRR (grazie al risultato del Superbonus 110%, e al buon avanzamento di alcuni programmi di lavori pubblici, principalmente investimenti ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali). Si riporti il PNRR al centro del focus della filiera delle costruzioni.
• L’articolo 38 del decreto-legge 2 marzo 2024, n. 19 (DL PNRR), convertito, con modificazioni, dalla legge 29 aprile 2024, n. 56, declina il cosiddetto nuovo Piano 5.0che, con una dotazione di 6,3 miliardi di euro, evidenzia e valorizza il ruolo delle tecnologie digitali per il raggiungimento di obiettivi di efficientamento energetico e, pur rimanendo fortemente ancorato al 4.0, si fonda su una logica nuova che sposta l’attenzione dai beni ai progetti.
Sebbene, nel complesso, il nuovo Piano risulta ben strutturato e con un obiettivo chiaro e condiviso, nella pratica esclude tutta una serie di settori ovvero quelli inclusi nel sistema di scambio delle quote di emissioni (ETS), cosiddetti hard to abate. Fra i settori esclusi ci sono la maggior parte dei materiali e prodotti da costruzione che, stanno affrontando una sfida più impegnativa per il raggiungimento della neutralità climatica. includere i settori hard to abate nel Piano 5.0 significa mostrare lungimiranza, proteggere un’industria essenziale per l’assetto socio-economico del Paese e investire verso un futuro più green contribuendo a sostenere tutte quelle aziende impegnate nella strada verso la decarbonizzazione.
• Si concentri l’attenzione sulla filiera energetica, con focalizzazione non soltanto sui settori “hard to abate”, ma anche e soprattutto sui settori “challenging to abate”. Questi ultimi sono la vera sfida del futuro energetico, essenziale da affrontare e vincere al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione in un’ottica di sostenibilità, di valorizzazione del Made in Italy, di rafforzamento della filiera industriale italiana.” Alla conclusione dell’incontro è stata evidenziata la necessità di rinsaldare la collaborazione con Confindustria, partecipando attivamente a gruppi di lavoro su temi cruciali per il comparto delle costruzioni