La tutela della competitività delle imprese italiane è una priorità

Data:
27 Ottobre 2022

La tutela della competitività delle imprese italiane è una priorità

Roma, 27 ottobre 2022. Paola Marone, presidente di Federcostruzioni: “L’andamento imprevedibile dei costi dell’energia e delle materie prime sta mettendo in crisi il sistema delle costruzioni italiane. Un sistema che solo nel 2021 vale 475 miliardi di euro e un terzo del PIL Italiano ed occupa 2,8 milioni di addetti. Occorre che il nuovo Governo metta in agenda delle azioni immediate per salvaguardare il sistema delle costruzioni senza il quale il PNRR e la riqualificazione urbana e immobiliare così necessari per il nostro paese, non risultano realizzabili. Per dare evidenza delle situazioni dei diversi comparti che fanno parte di federcostruzioni abbiamo deciso di dare voce ai nostri vicepresidenti. In questo caso all’Ing. Roberto Callieri, che è presidente di Federbeton”.

L’intervista all’Ing. Callieri, Presidente di Federbeton e vicepresidente di Federcostruzioni

Presidente Callieri,
fino ad alcuni mesi fa il futuro delle costruzioni appariva in una fase positiva come non accadeva da anni. Poi la guerra in Ucraina, la difficoltà di reperimento di molte materie prime, l’incertezza sugli incentivi per l’edilizia e sulla realizzazione del PNRR sembrano avere cambiato la direzione.
Quali sono le priorità che Federcostruzioni dovrebbe affrontare per prima per evitare che la recessione si impossessi del settore?

Roberto Callieri
Roberto Callieri, presidente Federbeton

Roberto Callieri

Federcostruzioni rappresenta una filiera chiave per lo sviluppo socio-economico del Paese, alla quale è affidata la sicurezza stessa della vita delle persone, che passa attraverso costruzioni affidabili e sostenibili. Il rischio è che oggi, nonostante la disponibilità di risorse adeguate (PNRR) per intervenire sul patrimonio infrastrutturale, la filiera si fermi.
La priorità è, dunque, quella di portare questo rischio all’attenzione delle istituzioni affinché intervengano tempestivamente con misure di supporto e protezione.
Per quanto riguarda il comparto del cemento e del calcestruzzo, primo fondamentale anello della catena, il continuo aumento del costo dell’energia rischia di rendere la produzione insostenibile. Si potrebbe innescare un processo irreversibile verso la scomparsa del settore a livello nazionale, con conseguenze facilmente immaginabili sull’occupazione, sulla filiera delle costruzioni e sull’economia nazionale.
I costi di produzione per il nostro settore sono aumentati vertiginosamente anche a causa degli incrementi di prezzo del petcoke, il combustibile utilizzato nel settore (più che triplicato nei primi mesi del 2022, rispetto alla media dei valori registrati nel 2019) e del valore dei diritti di emissione di CO2 (ormai stabilmente sopra gli 80 euro alla tonnellata, valore elevatissimo se confrontato con i 25 euro registrati in media nel 2019).

 

La Russia sta chiudendo i rubinetti del gas e gli approvvigionamenti interni e da altri paesi potrebbero non essere sufficienti per affrontare le richieste della collettività e dell’industria. Il pericolo che con l’inverno le aziende più energivore interrompano la produzione è reale? è un problema solo italiano o anche diffuso a livello europeo?

Roberto Callieri

Purtroppo, parliamo di uno scenario non troppo lontano dalla realtà.
Nel settore del cemento, alcune aziende iniziano a considerare la strada della sospensione della produzione. Casi isolati e temporanei che, in assenza di un intervento tempestivo del Governo, rischiano di trasformarsi in una chiusura più diffusa e definitiva.
Il problema c’è anche a livello europeo, ma in Italia la situazione della filiera del cemento è più critica a causa della maggiore esposizione all’importazione dai Paesi extra-EU. L’Italia ha 8.000 km di coste ed è circondata da Paesi sul Mediterraneo che hanno spesso standard ambientali, e di conseguenza costi, più bassi.
Già prima della crisi energetica, l’impegno dell’industria italiana per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione aveva posto l’industria europea in posizione di svantaggio rispetto ai Paesi extra-EU.
Il settore, infatti, ha da tempo intrapreso l’ambizioso percorso verso l’obiettivo europeo della carbon neutrality, individuando azioni e scadenze precise. La strategia di decarbonizzazione di Federbeton prevede investimenti per 4,2 miliardi di euro, oltre a extra-costi operativi pari a circa 1,4 miliardi annui.

 

Il tempo è poco è le problematiche sono tante, per di più in un momento di transizione politica. Cosa si potrebbe fare in tempi così stretti per limitare il pericolo?

Roberto Callieri

Di fronte a questa situazione è necessario un intervento immediato, ma soprattutto strutturale.
Per quanto riguarda le imprese energivore e, in particolare, quella del cemento è urgente il rinnovo dei crediti di imposta sugli acquisti di energia elettrica insieme a una veloce attuazione e un successivo adeguamento della recente misura “Electricity Release” che mette a disposizione del sistema e delle imprese energivore a un prezzo competitivo l’energia rinnovabile (circa 24 TWh/anno), finanziata e incentivata da anni dal sistema.
Un altro aspetto sul quale intervenire è la determinazione del prezzo dell’energia elettrica. L’attuale sistema lo lega al 100% al prezzo del gas, accrescendo gli effetti della crisi. Più verosimilmente, il prezzo dell’energia dovrebbe essere determinato considerando anche le fonti rinnovabili e il carbone.
Oltre ai temi energetici, ci sono da affrontare i temi urgenti della compensazione dei costi indiretti della CO2, della tutela al settore nei confronti delle importazioni extra-EU e del sostegno alla politica di decarbonizzazione.

 

La lotta al cambiamento climatico è una esigenza ineludibile. Ma da più di una parte vi è l’obiezione che senza le risorse necessarie i provvedimenti potrebbero portare a una de-industrializzazione del Paese, e quindi a generare una situazione di instabilità economica finanziaria tale da impedire, di fatto, una transizione sostenibile. Come si sta muovendo la filiera da lei presieduta e come il Governo dovrebbe muoversi?

Roberto Callieri

Nonostante il contesto di estrema difficoltà, la filiera prosegue sulla strada per la decarbonizzazione mettendo in atto le azioni e gli investimenti previsti, ma senza una strategia di sistema potrebbe essere difficile raggiungere gli obiettivi.
Peraltro, la sfida assume una dimensione maggiormente critica per il cemento. Nella produzione, infatti, il 60-70% delle emissioni dirette di CO2 deriva dalle stesse reazioni chimiche di processo ed è quindi incomprimibile. La strada verso la carbon neutrality passa inevitabilmente per la cattura della CO2, una tecnologia che prevede investimenti ben superiori a quelli di altri settori energivori.
Sarà, dunque, necessario il supporto da parte delle istituzioni per lo sviluppo delle tecnologie adeguate insieme a una strategia più ampia da parte dell’intero sistema Paese. A valle della cattura dovranno essere sviluppate infrastrutture di trasporto e stoccaggio della CO2.
Oltre alla cattura della CO2, la strategia di Federbeton prevede anche azioni di immediata attuazione, come l’utilizzo dei combustibili alternativi in parziale sostituzione di quelli fossili. Si tratta di una pratica con vantaggi ambientali ampiamente riconosciuti e diffusa in tutta Europa, ma in Italia stenta a trovare applicazione. Pregiudizi e lentezze burocratiche continuano ancora a ostacolare l’utilizzo dei combustibili alternativi, anche quando potrebbero contribuire all’indipendenza economica del Paese, come risorsa energetica a Kilometro Zero. La situazione potrebbe migliorare con un maggiore sostegno da parte delle istituzioni. Va favorita la reale applicazione delle semplificazioni amministrative che equiparano l’utilizzo del CSS-Combustibile a quello degli altri combustibili “tradizionali”, rendendo più rapido l’iter burocratico, mantenendo inalterate le garanzie di controllo e la trasparenza.

 

Presidente, i terremoti e i disastri degli ultimi anni hanno dimostrato che l’Italia vive un diffuso problema di sicurezza del patrimonio immobiliare e delle infrastrutture. I Bonus e il PNRR hanno rappresentato una base per avviare una riduzione del rischio, ma la sensazione è che i tempi ristretti con cui sono stati previsti i relativi interventi possano diventare un boomerang. Quali sono le azioni che dovrebbero essere condotte per avviare un percorso più affidabile per la sicurezza?

Roberto Callieri

È chiaro che ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza infrastrutturale e che il PNRR è un’occasione da non sprecare. Il problema è che, proprio quando c’è da cogliere questa opportunità, si rischia di perdere il primo anello della catena delle costruzioni, affidando la sicurezza delle opere a materiali importati da Paesi che non sempre condividono gli standard europei.
La perdita di competitività dell’industria nazionale del cemento, che abbiamo visto essere un rischio concreto, significherebbe legare l’approvvigionamento alle importazioni. Si perderebbe la garanzia sulla qualità dei materiali, i cui controlli sarebbero in parte demandati ai Paesi importatori, con possibili ricadute sulla sicurezza delle opere.
Inoltre, i flussi e i livelli di costo diventerebbero più instabili mettendo in difficoltà l’intera filiera delle costruzioni e rallentando i cantieri.
Dal punto di vista ambientale, inoltre, si assisterebbe alla “delocalizzazione” delle emissioni in Paesi che non sono soggetti a normative così puntuali come quelle europee, con un impatto globale maggiore. A peggiorare la situazione contribuirebbero, inoltre, le più ampie distanze di trasporto.
Anche in questo caso è necessario un intervento del Governo a tutela della competitività delle imprese italiane, già provate dagli impegni per la decarbonizzazione e oggi ancor più in crisi a causa del caro energia.

 

Ing. Callieri, lei è Vice presidente di Federcostruzioni, concludiamo quindi con una domanda di sistema: settori tra loro concorrenti, come calcestruzzo, acciaio e legno, possono collaborare in un soggetto unico come Federcostruzioni? quali sono i vantaggi conseguibili?

Roberto Callieri

Dalla collaborazione e dal confronto non si può che trarre vantaggio. Oggi questo è ancora più vero in quanto ci troviamo di fronte a sfide globali, come quella per la carbon neutrality, che si possono vincere solo con azioni di sistema. Federcostruzioni è sicuramente la sede idonea per la realizzazione di efficaci sinergie verso obiettivi comuni. Ciascun comparto ha competenze ed esperienze da mettere a fattor comune, al di là delle logiche di mercato che riguardano altri piani e non devono interferire con temi trasversali come la sostenibilità o la sicurezza delle opere.

Ultimo aggiornamento

27 Ottobre 2022, 14:41