SED: INTERVENTO DELL’ING. PAOLA MARONE PRESIDENTE NAZIONALE FEDERCOSTRUZIONI

Data:
23 Maggio 2024

Il comparto della filiera rappresentato da Federcostruzioni ha raggiunto nel 2022, e si prospetta il mantenimento per il 2023, un valore della produzione pari a 600 miliardi, con un’occupazione pari a 3 milioni di persone.

Si sottolinea che nel 2022 e nel 2023 la filiera ha contribuito al 50% della crescita del Pil Nazionale (8,3% nel 2021 e 4% nel 2022).

Oggi tensioni geopolitiche, concorrenza sleale dei paesi extraeuropei, costi energetici da contenere, andamento della politica monetaria e dell’inflazione, obiettivi europei da raggiungere per case green evidenziano l’esigenza di un progetto industriale del comparto delle costruzioni che sia stabile e di lunga durata.

Il settore si trova, con scarsità di manodopera, in difficoltà nel reperire personale qualificato, complessità sempre maggiori da affrontare nelle realizzazioni, produttività da ottimizzare.

Alla luce dei dati Ocse la crescita della produttività del lavoro nel comparto edilizio non corrisponde a quella raggiunta nell’economia in generale. L’utilizzo di processi e tecnologie digitali, come il Bim sono di supporto a migliorare le prestazioni attraverso una gestione organizzativa più strutturata.

La conseguenza di tutto questo porta a valorizzare le innovazioni tecnologiche e, allo stesso tempo, i processi in chiave sostenibile e digitale. Bisogna attivare l’intero ecosistema delle costruzioni intervenendo sulla catena di fornitura e coinvolgendo gli stessi committenti, progettisti e fornitori per influenzarne le scelte in ottica green.

Il comparto delle costruzioni coinvolge oltre la metà delle risorse introdotte dal PNRR e di queste oltre il 60% è indirizzata verso obiettivi condivisi di sostenibilità.

PRIORITA’

  • E’ necessario dunque un progetto industriale di incentivi stabile e di lunga durata senza cambi di regole, che riordini l’attuale sistema di bonus e che riattivi il meccanismo della cessione del credito, unico strumento utile per gli incapienti, al fine di raggiungere gli obiettivi della Direttiva Europea EPBD.

 

1a.      Un sistema di finanziamenti accessibili alle famiglie per stimolare la domanda anche per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare dal rischio sismico ed idrogeologico oltre all’efficientamento energetico mediante incentivi commisurati alla domanda

La Direttiva EPBD stabilisce che gli stati UE dovranno garantire una riduzione del consumo medio di energia degli immobili raggiungendo i seguenti obiettivi:

 

Come ricorda ANCE su un patrimonio immobiliare residenziale di 12,2 milioni di edifici circa 9 milioni rientrano nelle classi più energivore (E,F,G) che corrispondono a circa il 73% del totale.

 

1b.      Predisporre le necessarie risorse pubbliche, anche derivanti da fondi europei per supportare gli investimenti necessari alla filiera industriale delle costruzioni per sostenere i processi di decarbonizzazione, e contenimento dei costi energetici per la competitività e la tutela del Made in Italy.

 

  • Tassa ambientale CBAM – Contenimento costi energetici

Attuando il meccanismo CBAM di aggiustamento delle emissioni di carbonio alle frontiere EU per evitare la concorrenza sleale da Paesi terzi, ma è necessario correggerlo opportunamente e rapidamente per non penalizzare le esportazioni dei prodotti europei.

Così come è pianificato rischia di partire in ritardo (solo nel 2026 si verseranno i primi contributi) con un inizio debole.

La Federazione è molto attenta alle problematiche dei settori rappresentati, che si differenziano nei meccanismi di importazione ed esportazione.

 

  • I costi energetici sono quotati attualmente pari a 95-100 €/MWh più alti di competitor europei.

Serve urgentemente attuazione della gas release e dell’energy release, misure strutturali emanate dal Governo per lo sviluppo delle rinnovabili e per il sostegno alle imprese energivore.

 

  1. Legge sulla rigenerazione urbana

Una legge sulla Rigenerazione urbana che faccia da legislazione quadro a tutte quelle regionali.

Rigenerazione urbana secondo una visione d’insieme avente carattere strategico perseguendo profili di carattere materiale e immateriale. Per il recupero del patrimonio pubblico e privato, per la promozione dell’uguaglianza e inclusività, incentivando gli interventi in ottica di PPP.

 

  1. Costo appalti pubblici

Dopo l’entrata in vigore del Nuovo Codice lo scorso 1° luglio 2023 e la piena efficacia delle norme sulla digitalizzazione a partire dal 1° gennaio 2024, l’iter di riforma degli appalti pubblici è quasi interamente completato.

Avviata la sperimentazione sul campo del nuovo assetto regolatorio, si impone un momento di verifica sulle problematiche, i vantaggi e le criticità che questi primi mesi di utilizzo hanno dato modo di registrare.

 

  1. PNRR

Gli ultimi dati ufficiali sullo stato di attuazione del PNRR segnano, al 31 dicembre 2023, un livello di spesa di 45,6 miliardi, circa il 24% delle risorse europee del Piano.

Le costruzioni si confermano il settore più dinamico, con una spesa pari a 26,7 miliardi e un avanzamento più che doppio rispetto alle altre misure del PNRR (grazie al risultato del Superbonus 110%, e al buon avanzamento di alcuni programmi di lavori pubblici, principalmente investimenti ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali).

La revisione del PNRR, approvata dalla Commissione Europea l’8 dicembre 2023, ha determinato una riduzione delle risorse destinate ad interventi di interesse per le costruzioni di circa 7 miliardi, tra riduzioni totali e parziali, rifinanziamenti, nuovi investimenti e RepowerEU.

Si stima che oltre la metà (53%) dei definanziamenti totali e parziali, determinati dalla revisione del Piano, colpirà le regioni del Mezzogiorno. E’ un dato che rischia di compromettere il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dei divari territoriali.

Sebbene in recupero nell’ultimo anno, la spesa sostenuta è ancora lontana rispetto alle ultime previsioni governative, contenute nella Nadef 2022 (settembre 2022) e non aggiornate nell’ultimo DEF, che prevedevano a fine 2023 la spesa di circa 60 miliardi di euro.

Guardando alle componenti della spesa effettuata, le costruzioni si confermano il settore più dinamico rispetto agli altri comparti coinvolti nel Piano, con una spesa pari a 26,7 miliardi (circa 24 miliardi al netto della spesa esclusa dal Piano dopo la revisione).

Gli investimenti che hanno coinvolto il settore delle costruzioni risultano concentrati sugli incentivi automatici del Superbonus 110% e sulla realizzazione di lavori pubblici, principalmente interventi ferroviari e investimenti diffusi sul territorio, di competenza degli enti locali.

Ultimo aggiornamento

24 Maggio 2024, 13:06